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La Natività del Romanino

Intorno al 1545, all’età di circa sessant’anni, il pittore bresciano Girolamo Romanino dipinse questa Natività. La grande tela ornava una cappella laterale della chiesa di San Giuseppe a Brescia, che era intitolata all’Immacolata Concezione. Questo particolare tema influì profondamente sulla composizione del dipinto, determinando molte delle scelte compiute dal pittore.

Romanino in effetti presenta la scena della Natività inserendo diversi elementi che suggeriscono la purezza della Vergine Maria. In particolare, il pittore ha riservato ampio spazio alla rappresentazione del manto della Madonna, il cui colore bianco perla ha un chiaro significato simbolico e che va ad occupare buona parte della zona inferiore del dipinto, del quale è in un certo senso il vero e proprio protagonista. In questa fase della sua vita, del resto, Romanino mostra una grande attenzione per il colore luminoso e cangiante, probabilmente influenzato dalle ricerche condotte da Savoldo: il dipinto si costruisce quindi sul contrasto tra la penombra dorata del tramonto e il colore chiaro e argenteo del primo piano.

L’artista ambienta la scena fra le rovine di un antico edificio, secondo una tradizione figurativa molto diffusa, e poi la arricchisce di numerosi dettagli. Nello sfondo, infatti, si nota la sagoma di un palazzo in costruzione, forse la Loggia di Brescia, edificio vicino alla chiesa di San Giuseppe e che si stava completando proprio negli anni in cui Romanino dipinse questa tela. Sulla sinistra poi aggiunge due figure di pastori, nelle quali raffigura probabilmente i frati minori osservanti, ordine che allora aveva sede nella chiesa di San Giuseppe; queste due figure si rivolgono a San Giuseppe per chiedere spiegazioni, con un atteggiamento confidenziale, appoggiando la mano sulla sua spalla, instaurando un intenso colloquio emotivo che coinvolge anche chi guarda il dipinto. Il santo si gira per indicare il Bambino, che è adagiato su un lembo del manto della madre.

Sopra la capanna Romanino raffigura tre angeli in volo, che reggono un cartiglio con delle notazioni musicali. Sopra i pastori, sull’imposta dell’arco, si scorge una civetta, che qui ha il compito di preannunciare il sacrificio salvifico di Cristo: tradizionalmente infatti questo uccello notturno, che vive al buio, era considerato un simbolo di Cristo, che dovette affrontare le tenebre della morte per salvare l’umanità.

Girolamo Romani detto il Romanino
(Brescia 1484/87 – 1560)
Natività
(1545 circa)
Olio su tela, cm 240 x 180
Dalla chiesa di San Giuseppe in Brescia,
ora presso Santa Giulia, Museo della Città

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